A Un robot collaborativo (cobot) è un robot progettato per lavorare a contatto o interagire con le persone. Per la maggior parte di noi l’esempio più noto è quello del braccio robotico di Tony Stark. (Per i lettori che si stanno chiedendo per quale motivo non mi riferisca al braccio parlando di JARVIS, rispondo che è perché JARVIS è l’intelligenza artificiale e controlla altre cose ma non il braccio robotico). Tony ha instaurato una relazione un po’ malsana con il braccio robotico, lo insulta, gli mette un cappello da asino, lo mette in attesa o minaccia di smontarlo. E a quel punto il braccio robotico in genere sprofonda il suo arto robotico nella tristezza. Ma il braccio robotico è lì per aiutare Tony nel suo laboratorio sotterraneo. Avrà anche una casa immensa, ma non vuole ritrovarsi con un robot alto 3 metri relegato dietro un recinto. Quello che vuole è un assistente, un collaboratore che possa aiutarlo a realizzare le sue armature da Iron Man.
Universal Robots è di fatto il primo grande operatore sul mercato che usa un braccio robotico articolato simile a quello di Tony, ma in realtà qualsiasi robot in grado di operare in assenza di barriere di sicurezza può essere un cobot. Negli ultimi anni diverse specializzazioni mediche hanno fatto ricorso ai cobot medici. Uno dei più comuni in cui ci si può imbattere è un robot di nome Da Vinci che consente a un chirurgo di trasformare i movimenti delle mani in movimenti di strumenti più piccoli e più precisi. Questi robot sono spesso presenti in sala operatoria insieme agli addetti ai lavori, ossia infermieri, anestesisti e, ovviamente, altri medici. Il fatto che il robot possa essere in sala e intervenire attivamente insieme alle persone ne fa un robot collaborativo.
Per essere un cobot, il fabbricante o l’integratore di robot deve rispettare una serie di norme di nuova definizione (IEC15066). I cobot in genere possono muoversi solo a determinate velocità intorno alle persone, non possono surriscaldarsi e devono evitare il contatto umano fermandosi o cambiando direzione e di certo non devono far cadere il materiale. Molti cobot non movimentano oltre i 15 kg di carico semplicemente perché non vogliamo che rompano le dita dei piedi di qualcuno. Questo non significa che non siano in grado di farlo, ma vuol dire che per essere un cobot la sicurezza delle persone nell’ambiente di lavoro ha la priorità assoluta.
Esistono tuttavia robot che lavorano a stretto contatto con gli umani e che non sono in realtà cobot, ma vi assomigliano molto. Il nome di cobot è riconducibile in realtà al modo in cui il robot si integrerà con gli esseri umani. Si può disporre di un robot estremamente rapido, che sopporta carichi più pesanti in una piccola gabbia vicino a un operatore, ma che non merita il titolo di cobot.
E allora, che dire del robot di Iron Man? È un cobot o un robot? Nel mondo reale, per lavorare in un’area senza barriere a contatto con una persona dovrebbe essere un cobot. Ma si tratta di Tony Stark che non sembra preoccuparsi troppo della questione e sembrerebbe logico affermare che quello di Tony è un robot. Qual è la vostra opinione? Tony ha un braccio robotico o un braccio cobotico?